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DISTURBI E PATOLOGIE

Soffro da moltissimi anni di una patologia autoimmune che mi ha portato a studiare e ad approfondire l'importanza di un'alimentazione antinfiammatoria, abbinata ad un'integrazione mirata e a una regolare attività fisica in queste patologie. 

Ho potuto constatare personalmente come è possibile abbassare i livelli di infiammazione dell'organismo e migliorare la sintomatologia con il supporto di uno stile di vita sano.

Un approccio complementare e integrato a quello medico può aiutare a migliorare la qualità della vita delle persone.

Disturbi e patologie: Benvenuti
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TIROIDE E DIETA

Studi recenti confermano un impatto rilevante della dieta sulla tiroidite di Hashimoto (TH), malattia autoimmune in cui si verifica la distruzione della tiroide a causa dell'infiltrazione dei linfociti, causata da un aumento del livello dei titoli anticorpali TPO e TG. Nei pazienti con HT, si osservano cambiamenti nel livello e nel metabolismo degli ormoni tiroidei, che portano a sintomi fisici e psicologici non specificati. Un alto livello di anticorpi che attaccano gli antigeni tiroidei è stato correlato positivamente con i sintomi. Dal punto di vista eziologico i più importanti sono i fattori genetici; tuttavia, sono necessari fattori ambientali per provocare l'attacco del sistema immunitario finché il processo non è terminato. Gli scienziati indicano stress specifico, intossicazione, disbiosi del microbiota e sotto o sovranutrizione, solo per citarne alcuni. La dieta si basa sul corretto nutrimento dell'organismo e sulla regolazione del sistema immunitario mediante una dieta antinfiammatoria. Studi osservazionali e controllati hanno mostrato frequenti carenze nutrizionali nei pazienti con HT che dovrebbero eliminare il lattosio a causa dell'intolleranza e delle interazioni con la levotiroxina e il glutine a causa delle possibili interazioni della gliadina con gli antigeni tiroidei.

È stato osservato un miglioramento durante un deficit energetico e dopo l'eliminazione di ingredienti selezionati (ad es. glutine, lattosio o gozzigeni), nonché dopo l'integrazione di Nigella sativa. Questi interventi hanno migliorato i livelli di anticorpi, il TSH e l'fT4. 


https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32588591/

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/36839399/

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/30208979/


Disturbi e patologie: Benvenuti
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STRESS E AUTOIMMUNITA'

Diverse revisioni discutono il possibile ruolo dello stress psicologico e dei principali ormoni legati allo stress, nella patogenesi della malattia autoimmune. Si presume che gli ormoni neuroendocrini innescati dallo stress portino alla disregolazione immunitaria, che alla fine si traduce in malattia autoimmune alterando o amplificando la produzione di citochine. 

Numerosi studi su animali e umani hanno dimostrato l'effetto di vari fattori di stress sulla funzione immunitaria. Inoltre, molti studi retrospettivi hanno rilevato che un'alta percentuale (fino all'80%) di pazienti riportava uno stress emotivo non comune prima dell'insorgenza della malattia. Sfortunatamente, non solo lo stress causa la malattia, ma la malattia stessa causa anche uno stress significativo nei pazienti, creando un circolo vizioso. Il trattamento della malattia autoimmune dovrebbe quindi includere la gestione dello stress e l'intervento comportamentale per prevenire lo squilibrio immunitario correlato allo stress.

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/19931651/

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/18190880/

Disturbi e patologie: Benvenuti
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CONOSCI LA MUTAZIONE MTHFR?

L’MTHFR (metilentetraidrofolato reduttasi) è un enzima che, attraverso l’intervento della vitamina B12, converte l’omocisteina in metionina, fondamentale per la costruzione delle proteine, ed è implicato in alcune fasi cruciali del metabolismo dei folati (vitamina B9). 


La mutazione MTHFR è un polimorfismo comune, con una frequenza in Europa del 50% circa degli eterozigoti (uno dei genitori ha dato il gene corretto – con le giuste istruzioni – e l’altro mutato) e del 20% circa degli omozigoti (entrambi i geni ereditati dai genitori sono mutati).

Le mutazioni del gene MTHFR sono ragionevolmente correlabili a ridotta capacità di smaltire i metalli tossici.

Esistono due mutazioni (note anche come polimorfismi) chiamate C677T e A1298C che possono essere ereditate singolarmente o entrambe: 


• la  mutazione MTHFR C677T è generalmente associata a problemi cardiovascolari, iperomocisteinemia, emicrania e difetti del tubo neurale ad esordio nel primo trimestre di gravidanza. 


• la mutazione MTHFR A1298C è associata a colon irritabile, fibromialgia, dolore cronico e disturbi legati all’umore.

Le mutazioni MTHFR C677T e A1298C rappresentano un fattore di rischio cardiovascolare soprattutto in soggetti con bassi livelli plasmatici di folato (o vitamina B9). 

Ciò sottolinea l’importanza di una dieta, uno stile di vita e un eventuale integrazione, idonei.

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Image by Alexander Grey

I DANNI DELLO ZUCCHERO

Questa recentissima ricerca (aprile 2023) effettuata dal British Medical Journal - BMJ, che ha valutato milioni di persone, raccogliendo 73 meta-analisi di studi osservazionali e 9 meta-analisi di studi controllati randomizzati, ha evidenziato che non esiste un solo effetto benefico dello zucchero sulla salute, mentre ha correlato lo stesso a 45 malattie gravi (malattie metaboliche, endocrine, eventi cardiovascolari, cancro, malattie neuropsichiatriche, epatiche, ossee, dentali, allergie). 

Un maggiore consumo di zucchero è associato a un più alto peso corporeo, accumulo ectopico di grassi. Ad ogni incremento del consumo di 250 ml/settimana di bevande zuccherate era associato a un rischio di gotta superiore del 4% e ogni incremento di 250 ml/giorno di consumo di bevande zuccherate era associato a un rischio 17% più elevato di malattia coronarica e del 4% mortalità per tutte le cause. Inoltre, ogni incremento di 25 g/giorno di consumo di fruttosio era associato a un rischio maggiore del 22% di cancro al pancreas.

La stessa EFSA (Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare) ha dichiarato in un documento pubblicato nel 2022 che non esiste una dose che può essere definita "sicura" di assunzione di zucchero.

E tu quanto zucchero consumi quotidianamente?

https://www.efsa.europa.eu/en/efsajournal/pub/7074


https://www.bmj.com/content/381/bmj-2022-071609 

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PATOLOGIE AUTOIMMUNI

Parliamo di malattie autoimmuni e di come un intervento nutrizionale mirato possa fare la differenza sulla sintomatologia.

Pur non conoscendo ancora le precise ragioni per cui il sistema immunitario, in una malattia autoimmune, si rivolta contro l’organismo, l’intervento nutrizionale, può essere fondamentale nel miglioramento della qualità della vita.


Si possono abbassare i livelli di infiammazione attraverso:


• Il controllo del carico glicemico dei pasti, per ridurre gli sbalzi di glicemia e quindi la produzione di insulina


• L’eliminazione di alimenti pro infiammatori.


• L’introduzione di alimenti antinfiammatori


• La regolazione e gestione delle funzioni intestinali, con particolare attenzione all’equilibrio del microbiota intestinale

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FIBROMIALGIA E AUTOIMMUNITA'

Un recente studio italiano pubblicato sulla rivista Journal of Clinical Medicine, effettuato da un team dell’Università di Verona, indaga i percorsi molecolari che sottendono all’origine della fibromialgia da una moderna prospettiva. Dallo studio emerge che la fibromialgia è in realtà una malattia che presenta aspetti di tipo autoimmune. La fibromialgia predilige il sesso femminile, spesso in altre sindromi autoimmuni si riscontra una componente fibromialgica e in percentuali variabili di pazienti siano stati identificati autoanticorpi come quelli contro i marcatori precoci della sindrome di Sjogren o della malattia tiroidea autoimmune. 

Attualmente, non esiste ancora un test di laboratorio considerato il gold-standard per la diagnosi di fibromialgia, che quindi viene effettuata sulla base di un’attenta osservazione clinica. La fibromialgia si presenta come una sindrome dolorosa importante, con dolore diffuso e con interessamento sia articolare che muscolare, spesso collegato ad alterazioni del ritmo sonno-veglia, con presenza di problemi digestivi o intolleranza al glutine, disturbi della sfera urinaria o genitale e secchezza della bocca e degli occhi, ma senza modificazione degli indici specifici di flogosi.

Nel caso della fibromialgia, la scoperta di una base autoimmune suggerisce un cambio di approccio terapeutico. Già da tempo è emersa in diversi studi la correlazione tra infiammazione da cibo, eccesso di zuccheri e malattie reumatiche. E' quindi fondamentale un approccio a queste patologie su più fronti, curando lo stile di vita e non limitandosi soltanto all'assunzione dei farmaci. Se infatti non si lavora sulle cause che ci hanno portato ad ammalarci, sarà difficile ottenere benefici sul medio e lungo periodo.

Come diceva Ippocrate: 

Prima di guarire qualcuno, chiedigli se è disposto a rinunciare alle cose che lo hanno fatto ammalare.

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https://www.mdpi.com/2077-0383/9/6/1814

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TIROIDITE DI HASHIMOTO

Parliamo di TIROIDITE DI HASHIMOTO, patologia di cui soffro personalmente e che studio ormai da diversi anni e proviamo a sfatare alcuni miti: 


1- Non è vero che gli anticorpi non sono si possono abbassare o addirittura azzerare. Vanno quindi monitorati periodicamente.


2- Non è vero che la tiroidite non può andare in remissione.

3- l'alimentazione è fondamentale per alleviare i sintomi, abbassare l'infiammazione, abbassare gli anticorpi e riattivare la tiroide. Glutine e latticini vanno limitati in maniera ferrea. Si devono consumare cereali integrali che non contengano naturalmente glutine (no preparati pronti), come avena, grano saraceno, riso, quinoa. Formaggi di capra e bufala saltuariamente. No latte e formaggi vaccini. Proteine per bilanciare i nutrienti, grassi sani e verdure. Niente soia, poche crucifere.

4- La vitamina D3 è importantissima ma ha un'emivita di 24 ore, va quindi integrata giornalmente. Integrazioni settimanali e mensili non sono efficaci.

5- Lo sport è fondamentale per attivare la tiroide, il metabolismo e alleviare i sintomi.


6- Spesso chi è affetto da tiroidite ha anche la mutazione MTHFR, che andrebbe monitorata e richiede opportuna integrazione.

7- Il selenio è fondamentale per la funzionalità tiroidea.

8- Oltre al TSH, vanno monitorati anche ft3 e ft4. L'ft3 è l'ormone attivo, il carburante. Purtroppo i farmaci spesso dati ai pazienti contengono solo T4 e per questo spesso nonostante la cura si continua a stare male.

Io oggi utilizzando questo approccio, ho quasi totalmente azzerato gli anticorpi e non ho sintomi rilevanti.

Chi vi dice di tenervi i sintomi e che non si può stare bene mente o non è abbastanza preparato! 


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GLICEMIA ALTA: LE CAUSE

La glicemia alta si verifica quando i valori di glucosio nel sangue aumentano sensibilmente rispetto a quelli standard.

L'iperglicemia deve essere adeguatamente trattata, perché, se non si ripristinano i valori normali, la persona può sviluppare complicanze croniche al sistema cardiovascolare, a quello nervoso, ai reni, agli occhi.

La glicemia alta è favorita da una dieta poco equilibrata, con un consumo di pasti poco bilanciati ed eccesso di zuccheri, grassi trans, carboidrati raffinati.

È fondamentale ridurre drasticamente l'apporto di questi alimenti e bilanciare ad ogni pasto i nutrienti.


Il monopiatto tripartito  rappresenta la scelta ideale:

1/3 di carboidrati integrali 

1/3 di proteine di qualità 

1/3 di fibre

Il tutto condito con grassi sani e di qualità 


Un'alimentazione di questo tipo aiuterà a mantenere la glicemia costante senza pericolosi picchi post prandiali.

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FEGATO GRASSO: LE CAUSE

La steatosi epatica è la più frequente malattia epatica in età pediatrica. E' dovuta all'accumulo di grasso nelle cellule del fegato in misura maggiore del 5%. Circa il 3-12% dei bambini di peso normale sono affetti da steatosi epatica e questa frequenza sale al 70% nei bambini sovrappeso o obesi. Al pari degli adulti, nei bambini la steatosi epatica non alcolica è una condizione frequentemente associata a tutte le manifestazioni nelle quali l’insulino-resistenza gioca un ruolo importante (8) come l’adiposità viscerale (9), l’ipertensione, la dislipidemia (10), e l’aterosclerosi precoce (11).

Per lungo tempo si è pensato che il fegato grasso (steatosi epatica non alcolica) dipendesse soltanto da un eccesso di grassi e ancora oggi molti specialisti si limitano a consigliare una dieta povera di grassi e fritti a chi è affetto da questa patologia, senza tra l'altro fare distinzione tra grassi "sani" e indispensabili per il nostro organismo e grassi "trans" provenienti da prodotti industriali.. Oggi sappiamo che il principale responsabile di questa condizione è lo zucchero, onnipresente in tutti i prodotti confezionati che i bambini e i ragazzi consumano quotidianamente.

A peggiorare drammaticamente la situazione è l'assenza di movimento e attività sportiva nei ragazzi. Basterebbero 150 minuti di attività fisica a settimana, per far raggiungere ai pazienti con steatosi epatica non alcolica (NAFLD - NonAlcoholic Fatty Liver Disease) una significativa riduzione del grasso a livello del fegato. È quanto osserva una review con metanalisi pubblicata sull'American Journal of Gastroenterology.

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/30667502/

Morandi A, Maffeis C. Predictors of metabolic risk in childhood obesity. Horm Res Paediatr. 2014;82:3-11

Maffeis C, Banzato C, Rigotti F, Nobili V, Valandro S, Manfredi R, Morandi A. Biochemical parameters and anthropometry predict NAFLD in obese children. J Pediatr Gastroenterol Nutr. 2011;53(6):590-3

Schwimmer JB, Pardee PE, Lavine JE, Blumkin AK, Cook S. Cardiovascular risk factors and the metabolic syndrome in pediatric nonalcoholic fatty liver disease. Circulation 2008;118:277–283

Pacifico L, Bonci E, Andreoli G, Romaggioli S, Di Miscio R, Lombardo CV, Chiesa C. Association of serum triglyceride-to-HDL cholesterol ratio with carotid artery intima-media thickness, insulin resistance and nonalcoholic fatty liver disease in children and adolescents. Nutr Metab Cardiovasc Dis. 2014;24:737-43

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PARLIAMO DI CARB- CRAVING

Il Carb-Craving, o “desiderio dei carboidrati”, è quella fame irresistibile, quella voglia o desiderio di mangiare alimenti ricchi in carboidrati semplici (zuccheri), soprattutto snack, dolcetti o cibo “spazzatura” . I carboidrati, infatti, ci aiutano ad alleviare temporaneamente le nostre emozioni negative, ci “rifugiamo” spesso in questi alimenti per affrontare le nostre problematiche.
Ma questo cosa comporta?
Avete mai notato che più carboidrati mangiate e più il desiderio di mangiarne ancora aumenta?
E come mai soprattutto alimenti dolci?

Il “Carb-Craving” è legato al rapporto tra carboidrati, insulina e appetito; ingerire carboidrati determina un innalzamento dei livelli di insulina e, di conseguenza, una riduzione dei livelli di zucchero circolanti nel sangue e questo provoca un desiderio (o craving) di ulteriore cibo, per qualcuno in particolare carboidrati, spesso sottoforma di zuccheri.

Alimenti ricchi in zuccheri, amidi raffinati e cibi già pronti, creano una dipendenza simile a quella delle droghe: producono proporzionalmente un elevato livello di zucchero nel sangue ed innalzano i livelli di insulina, che portano a desiderarne ancora di più. Inoltre, producono anche più alti livelli di serotonina chimica del cervello per cui nelle persone sensibili, soprattutto in coloro che hanno bassi livelli di serotonina, fare un’abbuffata di carboidrati è l’equivalente di una dose di serotonina.

Anche una riduzione eccessiva di carboidrati in una dieta ipocalorica abbassa la glicemia e stimola la fame e questo potrebbe aiutare a spiegare la necessità di alimenti ricchi in carboidrati che forniscono energia immediata.
Quali sono i rimedi?
No all'eccesso restringimento calorico. Si a carboidrati in quantità equilibrata, che hanno un basso impatto glicemico, ricchi di fibre in abbinamento a grassi sani e a proteine di qualità.
Questo abbinamento ci porterà a non avere pericolosi picchi insulinica, a mantenere la glicemia costante e così il senso di sazietà.
Il tutto si tradurrà in un corretto e bilanciato apporto calorico, senza eccessi e desiderio di cibo spazzatura, con conseguente dimagrimento.
Da non trascurare l'attività fisica quotidiana. Praticare regolarmente sport ci aiuta ad aumentare la sensazione di benessere, a non aver bisogno di ricorrere ad altre “compensazioni”, ci agevola nel mantenere sana la nostra struttura ossea e muscolare, a tenere il peso sotto controllo; insomma è il nostro elisir contro l’invecchiamento!! 

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